L’alfabeto arabo si è probabilmente evoluto a partire da una forma corsiva dell’alfabeto nabateo, usata soprattutto per iscrizioni su papiro. Si può considerare un abjad perché la scrittura delle vocali è opzionale; l’andamento della scrittura va da destra a sinistra. La lingua araba ha più fonemi di quella aramaica, perciò i 22 segni dell’alfabeto nabateo divennero 28 in quello arabo; poiché certi caratteri erano molto simili, si stabilì la regola di aggiungere dei punti per differenziarli ed evitare possibili ambiguità.
A partire dal VII secolo, dopo la scrittura del Corano, la religione islamica e di conseguenza anche la scrittura araba si diffusero vastamente; l’alfabeto arabo venne anche adattato per scrivere le lingue di molti altri popoli che vennero a contatto con l’Islam.
Per la religione islamica è molto importante la parola scritta del Corano: molti mussulmani ne imparano a memoria interi brani, e anche se l’arabo non è la loro lingua madre si sforzano di impararlo almeno quel tanto per comprendere il Corano. La parola scritta ha acquisito molta importanza e attenzione anche per il fatto che l’Islam vieta le rappresentazioni iconografiche della divinità. Ciò spiega quindi il ruolo fondamentale che ha la calligrafia nella cultura araba: essa è un’altissima espressione di arte e religiosità.
Stili della calligrafia araba
I calligrafi arabi hanno creato molti stili di scrittura; si possono distinguere in due grandi gruppi:
Geometrici
- Hijazi: è uno stile molto antico, già in uso nelle prime versioni scritte del Corano.
- Cufico presenta caratteri molto angolati; fu inizialmente usato per incisioni su pietra, poi fu scelto per la scrittura dei manoscritti del Corano. Può essere impiegato per creare disegni decorativi, in associazione con elementi vegetali o inserito in figure geometriche per creare dei pattern molto belli. Oggi è uno stile poco praticato perché molto difficile da eseguire.
- Maghribi: si è sviluppato in Africa e Spagna nel corso del X secolo; è uno stile simile al cufico, ma più arrotondato.
Corsivi
Gli stili corsivi apparvero nel corso del X secolo; poiché avevano il vantaggio di essere più facili e veloci da scrivere, furono preferiti agli stili geometrici, che comunque continuarono ad essere impiegati per uso soprattutto decorativo. Gli stili corsivi canonici sono sei:
- Naskhi: è uno stile corsivo fine e delicato; usato dapprima per la corrispondenza, fu poi largamente impiegato dai calligrafi per la scrittura del Corano. E’ molto leggibile e anche attualmente uno degli stili più diffusi nella stampa e nei media. E’ quello che viene insegnato per primo agli scolari.
- Thuluth: letteralmente ‘thuluth’ significa ‘un terzo’; ciò deriva dal fatto che in questo stile le lettere ‘pendono’ di un terzo, creando una scrittura corsiva larga ed elegante; questo stile, di aspetto più energico rispetto al Nashki, era usato per scritte decorative nelle moschee e anche per dare risalto alle intestazioni dei capitoli del Corano. Nel tempo è stato sottoposto a varie rielaborazioni grafiche, dando così origine a molti altri stili.
- Tawqi’: questo stile ebbe diffusione soprattutto in Persia per le firme di documenti ufficiali; ha un aspetto simile al Thulut, ma più allungato e compresso, e anche più arrotondato. Oggi è piuttosto obsoleto.
- Riqa’: è molto simile al Tawki’, ma più piccolo, spesso usato in combinazione con esso nella corrispondenza ufficiale.
- Muhaqqaq: è uno stile dall’aspetto allargato, con tratti angolati e netti. Era usato per grandi iscrizioni architettoniche o coraniche.
- Rayhani: è una versione più piccola del Muhaqqaq, spesso usato in combinazione con esso nella scrittura del Corano. E’ uno stile molto leggibile, dai tratti appuntiti.
Quando i persiani adattarono l’arabo alla loro lingua cominciarono a sviluppare propri stili calligrafici, ancora in uso attualmente:
Ta‘liq: era usato per la corrispondenza ufficiale a corte, per libri, lettere e poesie. Mostra righe ascendenti da destra a sinistra; i caratteri sono arrotondati e le discendenti finiscono ad anello.
Nasta‘liq: molto difficile da eseguire, era usato per la poesia e le opere letterarie. I tratti hanno uno spessore variabile e nell’insieme la scrittura appare fluida e quasi fluttuante nella pagina.
Nella corte dell’impero ottomano fiorì lo stile Diwani, molto decorativo ed elegante. Presenta righe ascendenti da destra a sinistra; nelle iscrizioni più ampie presenta spesso molte legature e punti disposti in modo da riempire i vuoti tra un carattere e l’altro: ciò conferisce alla scrittura un aspetto molto compatto ed elaborato, difficile da leggere e da eseguire. E’ ancora in uso oggigiorno.
Molto diffuso attualmente è lo stile riq’a: semplice e veloce, viene usato quotidianamente per la scrittura manoscritta.
Da ricordare è anche il sini, uno stile della calligrafia islamica cinese che fu usato per le iscrizioni nelle Moschee costruite in Cina.
I calligrammi rappresentano l’esito più figurativo della calligrafia araba: sono figure fatte di caratteri, di parole che si intrecciano e si dispongono a formare il disegno desiderato, spesso dal significato religioso: un leone, una cicogna, una nave, una moschea, ecc. I calligrammi sono attualmente usati anche per creare loghi e marchi commerciali: un esempio è dato dal logo del canale televisivo Al Jazeera.
Fonti:
http://en.wikipedia.org/wiki/Arabic_language
http://en.wikipedia.org/wiki/Arabic_alphabet
http://en.wikipedia.org/wiki/History_of_the_Arabic_alphabet
http://en.wikipedia.org/wiki/Islamic_calligraphy
http://calligraphyqalam.com/styles/index.html
http://www.omniglot.com/writing/arabic.htm
Immagini da Wikimedia Commons: 1, 2, 3, 4, 5, 6,7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16
Questo articolo fa parte della serie dedicata alla Storia della scrittura.
La lingua araba, in qualunque modo e aspetto la si consideri, è affascinante, fors’anche perché misteriosa. La scrittura, poi, sebbene difficilissima, alla fine si apprende, anche se con notevole fatica: abituarsi a scrivere da destra a sinistra pone all’inizio un certo disorientamento che col tempo si supera. La grafia, bisogna convenirne, è arte grafica allo stato puro, se si considera che non vi è altro modo che il corsivo, interpretato però in tutti quei modi grafici sopradescritti. Insomma, è una grande lingua. G.
salve
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Vorrei sapere come po essere scritta in arabo la frase che segue: pars animae meae