Anche 3 anni di carcere per una fotocopia illecita

E’ quel che ho letto qualche giorno fa in un documento in pdf, che potete scaricare da questa pagina; si chiama “Linee guida sulla gestione dei diritti d’autore nelle Università“, a cura di Aidro. In questo fascicoletto, Aidro descrive quali sono gli usi leciti ed illeciti delle fotocopie in ambito accademico; ne consiglio la lettura, perché illustra bene il concetto di copyright e di diritto d’autore, descrive i diritti annessi e connessi, e molte altre nozioni fondamentali in maniera semplice ma molto puntuale.
Secondo me è una lettura illuminante per tutti: non solo per studenti, professori, tecnici didattici e bibliotecari. Ma per qualsiasi uomo dell’epoca moderna: tutti bene o male ci ritroviamo ad usufruire di ‘opere‘; la tecnologia ci rende questa operazione davvero facile, e spesso neanche ci rendiamo conto dei tesori che abbiamo per le mani.


Ecco, per la legge non c’è molta differenza tra un quadro di Guttuso e quel noioso manuale che dovete studiare per l’esame. Per entrambi è vietata la riproduzione senza il consenso degli aventi diritto.
Forse vi parrà strano ciò che vi dico, ma se leggete quel pdf comincerete a vedere sotto tutt’altra luce tutti i libri che vi passano per le mani all’università, quelle dispense che andate a prendere in copisteria, quegli immensi scaffali zeppi di libri delle biblioteche di Facoltà.
Se lo leggete fino in fondo, credo che fotocopiare un libro non vi parrà più un’operazione così ordinaria e normale; già, perché una (anche solo una di numero!) fotocopia non lecita vi può costare anche fino a tre anni di carcere. Per non parlare delle pene pecuniarie: anche fino a 5.165 euro.

Leggo infatti dal documento di Aidro che è lecito fotocopiare un libro quando non si valicano 2 limiti:

– un limite quantitativo: è libera la fotocopia fino al 15% di ciascun libro o fascicolo di
rivista.
– un limite qualitativo: è la libera la fotocopia solo se fatta “per uso personale”.

Però bisogna tener conto che:

A queste condizioni sono libere le fotocopie non autorizzate, che sono lecite, tuttavia, solo se allo stesso tempo viene pagato un compenso ad autori ed editori. Non è tuttavia il singolo utente a dover pagare, ma l’intermediario che gli mette a disposizione gli strumenti di copia.

Anche i professori devono fare attenzione quando preparano le dispense, perché:

… la creazione di una dispensa come antologia di brani di opere protette, riprodotta in più copie e distribuita agli studenti non può essere considerata in alcun modo come riproduzione ad uso personale, anche quando sia fatta senza scopo di lucro e anche quando ciascuna opera è riprodotta entro il 15%.

Il punto fondamentale da capire è che “uso personale” non coincide con “non a scopo di lucro“; le espressioni hanno due significati completamente diversi:

L’assenza di una finalità lucrativa o commerciale non vale di per sé a qualificare la riproduzione come “privata”; il discrimine è piuttosto nell’idoneità della riproduzione a porsi in concorrenza con i diritti di utilizzazione economica dell’autore. Sono ad esempio copie “non personali” quelle fatte nelle aziende per ragioni professionali (es. per le rassegne stampa interne, o per aggiornamento professionale), quelle degli enti di formazione per produrre i materiali didattici dei corsi, e così via.

Se poi volete sapere quali sanzioni potete subire, ecco il capitoletto “Responsabilità in caso di fotocopie illecite”. Vi si legge:

Le sanzioni sono articolate secondo la gravità. Nell’ultimo caso citato, una fotocopia pur fatta per uso personale ed entro il limite del 15%, ma al di fuori di qualsiasi schema di remunerazione degli aventi diritto è punita dall’art. 171 ultimo comma l.a. con “la sospensione della attività di fotocopia (…) da sei mesi ad un anno nonché la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.033 a 5.165 euro”. È questa la sanzione prevista per le Università che svolgano attività di copia pur non avendo aderito all’accordo CRUI o per le copisterie che fotocopiano testi, nel limite del 15%, ma senza corrispondere il corrispettivo alla SIAE.
Se invece il caso riguarda l’assenza dell’autorizzazione quando richiesta, e il comportamento è finalizzato ad avere vantaggi economici diretti (“per trarne profitto”) la sanzione è ben più grave, arrivando alla “reclusione da sei mesi a tre anni” e alla “multa da 2.582 a 15.494 euro” (art. 171-ter, comma 1). Se poi la violazione avviene all’interno di una impresa, la reclusione prevista diventa “da uno a quattro anni”, pur rimanendo invariata la multa (art. 171-ter, comma 2).

Sopresi? Anch’io lo sono.
Tutta questa rigidità e burocrazia mi sembra eccessiva, anche se capisco che serve a tutelare i diritti degli autori, editori, ecc. Ma il sapere non dovrebbe essere più libero di circolare, specialmente in un luogo come l’università?

2 Risposte a “Anche 3 anni di carcere per una fotocopia illecita”

  1. Per quanto riguarda l’università e le scuole in generale c’è da tenere conto anche del diritto di studio però. Condivido il limite qualitativo, però il limite quantitativo no. Insomma, se davvero bisognasse comprare tutti i libri da studiare per l’università credo che l’accessibilità allo studio si ridurrebbe di molto. Al di là del fatto che comunque mi sembrano norme di difficile applicazione perchè se prendo in prestito un libro da un amico o in biblioteca e poi vado in 4 stamperie diverse a fotocopiarne in ciascuna il 15% voglio vedere chi può dirmi qualcosa :)

  2. Credo anch’io che ci sia un diritto allo studio, e che queste leggi lo mettano a rischio. Oltretutto, anche per chi vuole davvero rispettare queste leggi, la vita diventa davvero impossibile, perché tutta la trafila burocratica è terribile. Preferirei, se fossi studente o docente, pagare un tot di soldi all’anno, ma avere la libertà di fotocopiare tutti i libri che voglio (fermo restando che lo scopo è lo studio o l’insegnamento). Almeno vivrei tranquillo e senza tanti mal di testa! :).
    Io, nella mia università, vicino alle fotocopiatrici, vedevo che mettevano l’avviso, con tanto di parti evidenziate con l’evidenziatore giallo, sulla percentuale ammessa dalla legge. Però alla fine nessuno è mai venuto a guardare quanto lo studente fotocopiava.

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